Ardito Desio “un maestro”  - Avventura e conoscenza

 

 

foto desio        

 

           Una foto storica scattata ad un convegno di Everest K2-CNR con Ardito Desio, Hildergard Diemberger, Agostino da Polenza,

 il sottoscritto e il film Avventure e Conoscenza dedicato ad Ardito Desio al quale ho callaborato.

 

Ho conosciuto Ardito Desio solo nel 1988, quando era ancora un "giovanotto" di appena 91 anni pieno di progetti e di entusiasmo.

 Il "caso" K2 gli aveva fatto capire quanto ampie fossero ancora le possibilità di ricerca e di esplorazione

nell'area himalayana e lo aveva spinto a creare il progetto Ev-K2-CNR.

Il punto di riferimento delle missioni sarebbe stato un laboratorio scientifico multidisciplinare dalla forma di "piramide"

da installare alla base dell'Everest, in territorio tibetano. 

Nello spirito della più classica tradizione esplorativa,

Ardito Desio desiderava che fossero rappresentate tutte le scienze, anche quelle umane.

Mi chiamò quindi nel suo "mitico" studio della facoltà di geologia dell'Università di Milano.

Aveva tra le mani un mio libro di geografia per le superiori ("Il mondo dell'Uomo")

e il numero didicembre 1982 che la rivista L'universo dell'IGM aveva dedicato alle mie ricerche tra i Balti della valle del Braldo.

 Lo aveva interessato e mi chiedeva di elaborare un progetto di ricerca di geografia umana sulla falsariga di quello attuato in quell'occasione.

Non mi aspettavo una simile proposta da uno studioso che ritenevo dedito agli argomenti esclusivamente pertinenti alla geografia fisica.

 Lusingato, accettai, e preparai un programma di studio sulle popolazioni tibetane stanziate nelle vallate del versante nord dell'Everest.

Fu accettato ed inserito nel protocollo di ricerca inviato per approvazione ai cinesi.

Dopo qualche tempo venni di nuovo convocato nel suo studio.

Era rabbuiato e con evidente disappunto mi comunicò che i cinesi avevano stralciato dal protocollo

proprio la mia ricerca di geografia umana in quanto non avrebbero mai acconsentito a stranieri

di avvicinare una popolazione soggetta al loro regime e di cui stavano sistematicamente distruggendo, in nome del credo maoista,

una cultura ritenuta primitiva e reazionaria.In fondo me lo aspettavo e non me la presi più di tanto.

Ma il destino aveva deciso altrimenti.

 L'anno successivo, infatti, mentre già erano in corso i preparativi per il trasporto della "piramide" al campo base nord dell'Everest,

la rivolta studentesca di piazza Tien An Men provocò la rottura fra l'Occidente e la Cina che si richiuse in se stessa. 

La spedizione veniva annullata,

ma poichè tutto era ormai pronto Ardito Desio, con fulminea e coraggiosa decisione, tipica della fermezza del suo carattere,

 decise di effettuarla ugualmente, ma dal versante meridionale del Nepal.

Da quella parte non esistevano problemi politici legati allo studio delle popolazioni locali e così Ardito Desio fu ben felice di rimettermi in gioco.

Con la collaborazione di Hildergard Diemberger, figlia del celebre alpinista austriaco Kurt,

che si era da poco laureata in tibetologia all'Università di Vienna,

proposi così un nuovo programma di ricerca tra le popolazioni di origine tibetana e tibeto-birmana della valle dell'Arun, ai piedi del Makalu.

Hildergard si sarebbe interessata in particolare della storia delle tradizioni religiose locali legate al

Beyul  Khenbalung, la "valle nascosta delle artemisie". 

Io avrei studiato la cultura materiale di quelle popolazioni anche in vista della istituzione del Parco Nazionale Makalu-Barun.

Era l'inizio di una feconda collaborazione che negli anni futuri avrebbe portato me, Hildergard e sua madre Tona Sironi

alla base di tutti gli 8000 himalayani

per uno studio comparativo sulla cultura materiale espirituale delle popolazioni che le abitavano.

Un progetto affascinante che mi convinse ad abbandonare l'insegnamento e a dedicarmi a tempo pieno all'attività di ricercatore e di scrittore.

 

 

 

io e ilde ridotta       piramide       compleanno desio    ip con arco nikon

 

    Io e Hildergad Dienberger alla base del Makalu; la costruzione della Piramide; la festa per i 100 anni di Ardito Desio;

alcuni momenti della nostra   vita durante i trekking di studio durante i quali si viveva con le popolazioni locali;

in alto a destra durante la festa al villaggio di Gunsa provo a lanciare una freccia con l'arco sacro; sotto, pernottamenti in case locali; a Gora Shep (campo base dell'Everest)  non esistevano lodges ma si dormiva nell'unica baita in pietra dei pastori.

 

 

 ilde con tomba nokon   internio con ilde nikon     interno baita

 

 

 

 In quanto giornalista ebbi anche l'incarico di addetto stampa scientifico del  Comitato EV-K2-CNR

col compito di trasformare le relazioni dei singoli scienziati in  comunicati stampa accessibili al pubblico non specializzato.

I miei rapporti con Ardito Desio divennero quindi quotidiani.

 Ogni tanto mi incaricava di scrivere qualche relazione, dandomi un tempo massimo. 

All'inizio ero sicuro che se ne sarebbe dimenticato e che avrei potuto sgarrare di qualche giorno.

Invano. La sua memoria era ferrea ed aiutata da una miriade di fogliettini gialli che teneva incollati sulla sua scrivania

e sui quali scriveva ogni  appuntamento.

In preparazione della Settimana delle Ricerca presso il Museo di Scienza e della Tecnica di Milano

realizzai una sua biografia mediante tabelloni fotografici.

 Fu l'occasione per frequentare la sua abitazione e per accedere allo straordinario archivio fotografico che teneva riposto in cantina.

Conoscevo Ardito Desio solo dalla lettura dei suoi libri e me lo immaginavo duro, severo, inflessibile con se stesso prima di tutto,

ma anche con gli altri. E invece non mancava di una grande umanità,

dote che forse il tempo e l'età avevano contribuito a fare emergere.

Nel 1990, di ritorno dall'inaugurazione della Piramide alla quale era stato portato in elicottero - gli anni intanto erano saliti a 93 -

 si lamentò con me di un leggeroraffreddore che lo aveva colpito al ritorno.

 Gli dissi che, pur essendo più giovane di quarant'anni il trasferimento così veloce a oltre 5000 metri mi avrebbe letteralmente distrutto,

visto che soffrivo anche di artrosi cervicale.

Andò subito in camera sua a prendere delle fotocopie e  mi spiegò gli esercizi che eseguiva ogni mattina dopo essersi

 alzato proprio per prevenire quel male che mi affliggeva.

 "Professore - mi disse - faccia come me" e mi diede una dimostrazione pratica ruotando lentamente la testa in ambedue le direzioni.

Il programma del Comitato Ev-K2-CNR prevedeva anche manifestazioni pubbliche e conferenze.

 Alcune le tenemmo insieme. Lui - dopo una frugale cena in bianco, forse uno dei segreti della sua longevità -

parlava a ruota libera della sua vita e delle sue avventure.

Io alla fine mostravo qualche diapositiva sul lavoro svolto tra le popolazioni himalayane.

Fui molto imbarazzato la prima volta quando andai a prenderlo sotto casa con la mia Panda per recarci a Cassano d'Adda.

"Mi scusi professore - gli mormorai - ma ho solo questa a disposizione"."

Ma si figuri - risposte quasi seccato infilandosi con agilità nello stretto abitacolo -

ma non sa che io ho attraversato i deserti della Libia a cammello!". 

Persi i contatti con Desio quando con la figlia di trasferì a Roma, ma contribuii comunque

come presidente della Commissione Centrale delle Pubblicazioni del CAI a realizzare un volume "Scienza ed avventura negli scritti di Ardito Desio"progettato in occasione dei suoi100 anni ma presentato solo nel 2001 quando ci trovammo tutti a Roma per festeggiare i suoi 104 anni.

 

Desio può essere a diritto considerato  l'ultimo grande esponente italiano della più classica esplorazione.

Nei suoi libri, infatti, non si limita a indagare scientificamente quanto è oggetto della ricerca pura e semplice,

ma si guarda attorno con curiosità, parlando di paesaggi, popoli, culture in un contesto descrittivo di grande suggestione interdisciplinare.

Ardito Desio è stato  un precursore che ha scritto libri fondamentali per la comprensione geologica della Terra,

ma ha anche fatto conoscere per la prima volta ambienti inesplorati,

dalle montagne dal Karakorum alla sabbie del Deserto Libico.

 E ha anche trasmesso ai giovani la passione per quell' "avventura della conoscenza" che ha animato la sua vita

ed è stata la base della sua lunga e feconda esperienza di docente universitario.

Nei pochi anni di collaborazione, Ardito Desio mi ha infatti mostrato, con il suo esempio, la sua attività e la sua umanità,

che lo studioso deve sempre spostare in avanti il limite che ha in sè, il confine di ciò che possiede,

non accontentandosi delle sicure esperienze di laboratorio, per andare sempre sul "campo" anche nelle zone estreme della terra,

per estendere sempre di più i confini dell'universo della nostra conoscenza, con fatica ma anche con grande entusiasmo.

 

Due ricordi di Ardito Desio tratti dal suo archivio

 

           L'esploratore in cammello durante una delle tante missioni nel Sahara libico per trovare acqua....

 

...e invece il ritrovamento del petrolio di cui la figlia conserva la prima bottiglia.

Non fu possibile proseguire le ricerche e l'estrazione a causa dello scoppio della guerra.

Lo fecero poi gli americani servendosi della carta geologica disegnata da Desio

 

 

cammello                                     petrolio ridotto

 

 

 

 

 

 

cina ridotta

  il famoso salto  

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