CAMMINARE PER CONOSCERE…CONOSCERE PER PROTEGGERE E TUTELARE IL NOSTRO TERRITORIO
To trek è un verbo della lingua afrikaans e si riferisce alla grande migrazione cui furono costretti alla metà del XIX secolo
i Boeri,coloni olandesi del Sudafrica per sfuggire all'avanzata degli inglesi.
Da allora i termini trek e trekking sono entrati nel mondo linguistico anglosassone ad indicare in un
primo tempo solo un viaggio su carri trainati da buoi, più tardi qualsiasi genere di viaggio avventuroso e
di notevole lunghezza effettuato a piedi o con l'ausilio di mezzi locali (cavalli, cammelli, carri, ecc).
Come molte altre parole di origine inglese, anche trekking ha successo e poco alla volta si affianca e
si sostituisce, a volte a sproposito, al termine escursionismo.
L'escursione è infatti una semplice gita di poche ore o al massimo di un paio di giorni su facili sentieri
dove si incontrano comode strutture logistiche
come alberghetti e rifugi in cui pernottare. La meta può essere un lago, le baite di un alpeggio, una facile cima panoramica.
Il trekking è invece qualcosa di più impegnativo: il percorso di un'alta via o di una traversata
con uno sviluppo di più giorni e in un ambiente più severo.
Richiede quindi una adeguata attrezzatura e un allenamento all'altezza della distanza e dei dislivelli da superare.
Non a caso il trekking classico è nato sulle montagne himalayane
dove ancora oggi i villaggi sono collegati solo dalla tradizionale rete di sentieri
percorsi dagli abitanti per le diverse esigenze di vita. Con l'aiuto dei portatori o degli animali da soma e
dormendo nelle tende è possibile risalire in carovana le grandi vallate e
raggiungere le basi delle più alte montagne della Terra.
Non è però indispensabile viaggiare fino in Himalaya per vivere gratificanti esperienze di trekking.
Anche l'Italia e l'Europa offrono i terreni più adatti,
specialmente nelle aree di media e di alta montagna dove gli antichi sentieri non sono ancora stati sostituiti da strade carrozzabili.
Percorrerli a piedi
vuoi dire anche contribuire a mantenerli in vita e in alcuni casi ad
evitare il completo degrado di una montagna già in gran parte abbandonata.
In quasi quarant’anni di attività ho guidato almeno 60 grandi trekking
a partire dalla traversata dello Zanskar e del Ladak nel 1975.
Stati interessati: Francia, Germania, Finlandia, Inghilterra,Stati Uniti, Canada, Perù, Argentina, Marocco,
Libia,Nepal, Tibet, Pakistan, Mongolia, India.
Uno dei problemi più grandi di chi partecipa ad un trekking è quello di sapersi adattarsi ai diversi tipi di cucina.
C'è gente che pretenderebbe (perchè ha pagato) di mangiare pastasciutta al dente e bistecche in ogni parte del mondo (anche in India).
Vi propongo quindi una carellata di fotografie che ho scattate a tavola.
All'argomento ho dedicato anche due film visibile su youtube dal titolo "Trekking e Maccaroni" e "Maccheroni che passione!)
FILM E GALLERIA DI IMMAGINI DA VEDERE A STOMACO PIENO
I MIEI TREKKING
ALTA VIA DELLA VALMALENCO
Un balcone lungo 130 chilometri che si sviluppa ai piedi dei gruppi del Disgrazia, del Bernina e dello Scalino.
Otto tappe e 18 varianti tra escursionismo, storia, natura ed etnografia ideate e realizzate negli anni Settanta da me e da Nemo Canetta
come ideale prosecuzione all'aperto del Museo della Valmalenco. Il primo esempio di Museo diffuso sul territorio oggi purtroppo oggi
abbandonato in seguito alla chiusura del Museo e in attesa (ormai da anni!) che le amministrazioni pubbliche lo inseriscano nel nuovo
progetto di Ecomuseo. L’Alta Via della Valmalenco è inserita nel circuito escursionistico del Sentiero Italia, ma non è segnalata come tale
(se non con qualche cartello da me apposto) in quanto chi ha progettato e realizzato la nuova (e costosissima) segnaletica se ne è
completamente dimenticato! Ma sembra che adesso dopo le segnalazioni stiano apponento di lohgi AV sui cartelli. Meglio tardi che mai.
L'Alta Via è descritta nella guida edita dalla CDA-Vivalda.
La lavorazione della pietra ollare (talcoscisto e cloritoscisto) risale ai Romani (Plinio la chiama Lapis Viridis Comensis). Anche oggi in Valchiavenna e in
Valmalenco si lavora questa pietra per la produzione di oggetti artistici e artigianali, in particolare per confezionare i lavec, le pentole cerchiate in
rame ideali per cucinare stufati, selvaggina, ecc.
All'Alpe Prabello in Alta Valmalenco è ancora in funzione una zangola azionata da un mulino mosso dall'acqua del torrente per trasformare il latte
in burro
IL SENTIERO ITALIA DELLA LOMBARDIA
Fa parte del grande tracciato del Sentiero Italia cui è dedicata una apposita sezione. In due anni di progettazione e di lavoro l'ho attrezzato con
pennelli e segnaletica specifica nell'ambito del Gruppo di Lavoro CAI - Associazione Sentiero Italia. Ad esso sono stati dedicati due guide della Iter,
un film e due cartine della Kompass (settore nord e settore sud). L’abbandono da parte del CAI del progetto del Sentiero Italia ha comportato di
conseguenza anche il progressivo abbandono del tratto lombardo che solo in alcuni settori (ad esempio in Valtellina) risulta indicato dalla nuova
segnaletica CAI.
Direttrice nord (comasca e valtellinese) da Pino sul lago Maggiore al passo del Tonale. Direttrice sud (orobica e camuna)
da Como al passo del Tonale attraverso
le Alpi Orobie e la Valcamonica.
Cartelli segnaletici del Sentiero Italia della Lombardia
IL SENTIERO DELLA PACE DELLA LOMBARDIA
Fa parte integrante del Sentiero Italia ma per la sua importanza gli ho dedicato una intera sezione.
I Grandi Trekking di Trekking Italia
Un circuito di Capodanno nella regione di Tazarine in Marocco alla scoperta dei vari volti del deserto del Sahara.
E dieta abase di cus cus.
Il film è sul canale www.youtube.com/user/trekkingitalia. Sotto: la cartina con l'itinerario.
1° giorno: dall’accampamento nei pressi dell’oasi di Tamsahel si inizia a camminare in direzione sud verso una cresta rocciosa che si staglia all’orizzonte.
Verso nord ovest si ergono invece le ultime propaggini dell’Anti Atlante con le formazioni del Jebel Sarhro
(2.700 m; jebel in arabo significa montagna o collina ed equivale al berbero adrar).
L’ambiente è quello del deserto roccioso: piane ricoperte di ghiaia e di sassi levigati tra cui spuntano cespugli (in arabo
reg) e altipiani formati da blocchi e da lastre di rocce erose che spesso terminano con ripide falesie (in arabo hamada).
L’unico albero presente è l’acacia, cibo dei dromedari.
Sosta d’obbligo presso un accampamento di pastori dove sotto la classica tenda nera di lana
è possibile dissetarsi con il tè (etei in arabo marocchino) aromatizzato alla menta, diventata bevanda nazionale del Maghreb
solo a partire dal XVIII secolo quando fu fatto conoscere dagli inglesi.
Lungo le piste carovaniere il suo uso si diffuse rapidamente dalle città costiere del Maghreb
fino nel cuore del deserto e nei paesi sub-sahariani. Oggi è importato dalla Cina.
Maghreb significa “il paese a ovest (del Cairo) dove tramonta il sole” e comprende oltre al Marocco (il cui nome arabo è appunto
Al-Maghrib) anche l’Algeria, la Tunisia e la Libia.
Dall’accampamento si risale una valle fino al primo colle (in berbero “tizi”), Tizi n’ouigad. Le rocce di colore nero
fanno pensare a formazioni vulcaniche, Si tratta invece sempre di rocce sedimentarie (calcari e renarie) ricoperti dal classico smalto del deserto
dovuto all’ossidazione del manganese e del ferro contenuti nelle rocce e portati in superficie dagli agenti atmosferici.
Si scende quindi un una larga vallata, antico letto di un fiume fossile
(oued in arabo maghrebino,wadi negli altri paesi arabofoni) e ci si ferma per il pranzo all’ombra di una acacia.
Ci si porta quindi sul versante sud della vallata e risalendo una stretta valletta ripiena di detriti rocciosi
si giunge al Tizi N’inejdane dal quale ci si affaccia sul successivo Oued. Un ripido sentiero che taglia
in costa una falesia ci porta sul fondovalle punteggiato come sempre da isolate acacie in direzione del villaggio di Ait Quazzik.
Prima di giungervi si incontrano rocce incise dalle popolazioni preistoriche,
ma le raffigurazioni più interessanti si trovano sulle pendici di una collinetta inserita in un Parco delle Incisioni Rupestri.
Si tratta di graffiti risalenti al Neolitico (6.000-2.000 anni a.C.) realizzate da popoli di cacciatori
che la progressiva siccità aveva spinto sulle propaggini della catena dell’Anti Atlante.
Qui nei fiumi scorreva ancora acqua e la savana circostante permetteva il pascolo di gazzelle, di elefanti, di giraffe, di struzzi.
L’arte ha un evidente contenuto animalistico essendo rappresentate soprattutto le prede della caccia come rito propiziatorio:
l’antilope bubala, il bue selvaggio dalle grandi corna a “lira”, il muflone.
Curiosi solchi paralleli sulle rocce sono causati dall’azione di affilamento di coltelli e punte di frecce. Discesi dalla
collina si raggiunge in breve l’oasi dove si trova un campeggio fisso.
2° giorno: partendo dal campo si attraversa l’oasi alla cui periferia si ergono due grandi edifici:
lo ksar, il villaggio fortificato tipico del Marocco presahariano e l’agadir (il granaio collettivo fortificato).
Li si può visitare salendo per oscure scale fino al piano superiore dove ogni famiglia possedeva un piccolo locale
deposito (vera e propria cassetta di sicurezza) nel quale conservava il raccolto dei campi.
Su di una strada sterrata si percorre la valle di Assif Ouar che sbocca in una grande piana all’altezza di un pozzo
(in arabo “foum” indica la foce di un fiume o lo sbocco di una valle). Si attraversa la piana fermandosi
per pranzo sotto la solita acacia e si raggiunge la strada asfaltata diretta a Tazzarine all’altezza dell’oasi di Ait Amrad,
Ait in berbero significa “figlio di” e serve per designare i nomi della tribù e del villaggio stabile da essa abitata nei pressi dell’oasi.
Si attraversa l’abitato e si va a mettere il campo al margine dell’oasi con i suoi campi coltivati e i suoi palmeti.
Le piante più caratteristiche sono però qui i tamarindi e le euforbie i cui esemplari più belli raggiungono
anche il metro di diametro. Curiosi ai margini dei campi sono i frutti selvatici del Cytrullus colocyntis.
Con la loro forma di zucca maturano sulla sabbia fra
un intrico di foglie ruvide e vengono poi portati via dal vento.
3° giorno: nella prima parte della giornata si attraversa una serie di oasi un tempo irrigate
da una fitta rete di canali sotterranei che captavano l’acqua delle
falde freatiche e la trasportavano ai campi impedendone l’evaporazione.
Il loro tracciato sotterraneo è reso visibile in superficie dall’allineamento dei pozzi, oggi niente altro che grandi buche circolari ricoperte dalla sabbia.
Chiamate in arabo “foggare”, sono il frutto di una tecnologia nata in Persia (qui sichiamano qanat)
e poi diffusa a oriente fino alla Cina (in turco karez) e in occidente fino al Marocco.
Oggi i campi sono invece irrigati dall’acqua prelevata dai pozzi con pompe a motore.
Solo una piccola parte delle oasi sahariane sono naturali e dovute all’affioramento dell’acqua di una falda freatica.
La maggior parte di esse sono invece opera dell’uomo che ha risolto il problema dell’irrigazione o
prelevando in loco l’acqua delle falde freatiche sotterranee mediante pozzi (classici quelli a bilancere) o
trasportandola mediante canali sotterranei. A scavarli sono stati a partire dal Medio Evo gli schiavi negri
catturati nell’Africa guineana (harratin in arabo) e portati per essere venduti ai porti del Mediterraneo.
Le oasi sono a tre livelli:
il primo è costituito dalle palme da dattero che proteggono i sottostanti alberi da frutto sotto i quali vi sono le coltivazioni di cereali e gli orti.
Tutto questo crea un microclima umido molto propizio alla crescita delle piante.
Non per niente il palmeto viene chiamato “il giardino”, jardin in francese. un ecosistema artificiale che richiede da
parte dei contadini una continua cura soprattutto per evitare che venga invaso dalla sabbia del deserto trasportata dal vento.
Per questo vi erigono della protezioni formate da stuoie di canne.
Dopo l’ultimo villaggio caratterizzato da minareto di una nuova moschea costruita (come tutte le abitazioni di lusso)
con i soldi di marocchini emigrati a lavorare in Francia o in Italia,
si attraversa in direzione nord est una piana sempre più sabbiosa, apparentemente senza fine.
Al suo termine si pranza sotto una acacia e si affronta il tratto più suggestivo del deserto, quello delle dune di sabbia.
Chiamate in arabo “erg” queste formazioni rappresentano solo il 20% del deserto del Sahara e
si presentano come delle vere e proprie isole tra le distese di reg e di hamada.
Sono infatti il frutto della disgregazione provocata dal vento sulla formazioni rocciose di arenaria.
Il vento trasporta i piccoli granuli di sabbia e li deposita anche a grande distanza quando trova un ostacolo
formato in genere da un ammasso di rocce. Le dune sono quindi formate dalla triplice azione del vento (erosione,
trasporto e deposito) e sono sempre in movimento.
Quando soffia il vento, mettendo l’orecchio sulla sabbia si può sentire il “tam tam” del deserto, dovuto
al continuo scorrimento dei granelli di sabbia. Nell’erg la vita vegetale non manca:
è infatti il regno della graminacea chiamata “drinn”, mentre dopo le piogge
spunta l’ “acheb”, l’erba attesa con impazienza dai pastori nomadi.
Si cammina sul filo di cresta delle dune e si pone il campo in una conca rocciosa ai loro piedi.
4° giorno: si esce dall’erg e si affronta la traversata di una pianura senza fine in direzione nord ovest
fino ad una oasi irrigata da un pozzo e da una pompa a motore. L’acqua scorre in un canale sotterraneo ben visibile dall’allineamento dei pozzi
dai quali gli agricoltori prelevano l’acqua per irrigare gli orti (carote, cipolle,ecc.).
Dall’oasi si sale su di un altopiano roccioso che altro non è che il fondale dell’Oceano che nel Mesozoico occupava il Sahara.
E’ straordinario camminare su rocce che contengono migliaia di esemplari “belemniti” i fossili dalla caratteristica forma tubolare o a sigaro
coeve alle forse più conosciute ammoniti (i fossili guida), comparsi nel Triassico (225-190 milioni di anni fa)
ed estinti nel Cretaceo (135-65 milioni di anni fa).
Erano cefalopodi marini lontani parenti di polipi, seppie e calamari caratterizzati da una conchiglia interna, l’unica parte che si è fossilizzata.
Carnivori, si nutrivano di pesce e di crostacei e forse vivevano in gruppo.
Discesi dall’altopiano, si passa per una cava possono reperire esemplari di questi fossili e si sale su di una
cresta rocciosa con formazioni di dune di sabbia. Si attraversa una piana sabbiosa e si termina il trek
all’altezza del bel campeggio fisso di Serdrar.
In cammino dal villaggio di Ait Quazzik - Belemniti: fossili del Cenozoico e incisione rupestre dal secondo millennio A.C
Trekking dell’Alpamayo e del Salkantay (Perù)
Straordinario viaggio che unisce la conoscenza della natura andina di due delle più belle cordigliere della catena al contatto con le testimonianze più
eclatanti della antica civiltà incaica e preicaica:Cusco con le sue grandiose rovine, l'incredibile città perduta di Machu Picchu,
il lago Titicaca con la visita alle isole Uros e Taquile e delle rovine di Sallustiani e, nei pressi di Huaraz, il centro archeologico di Chavin de Huantar.
Due i trekking previsti:
Il primo di tre giorni, con partenza da Cusco, si svolge nella Cordillera di Vilcabamba alle falde del Nevado de Salkantay (6175 metri).
Il secondo di quattro giorni, con partenza da Huaraz, si svolge ai piedi delle più belle montagne del Perù appartenenti alla Cordillera Blanca,
in particolare la piramide dell'Alpamajo di cui si raggiungerà il Campo Base.
Si attraverseranno gole e laghi montani ad una altitudine tra i 3000 ai 4700 metri.
Il film è sul canale www.youtube.com/user/trekkingitalia
Sul colle Union (4.750 m), punto culminante del trekking del Salkantay
1 –TREKKING DEL SALKANTAY
I TAPPA - Soray Pampa (3750 m) - Arayan Niyov (3350 m)
Dislivelli: +850 m: - 1250 m; ore: 7,30; km 8
Descrizione: da Cusco in quattro ore di bus si raggiunge Mollepata (2800 m; negozi)
per poi proseguire fino all’alpeggio di Soray Pampa (3750 m). Da Soray Pampa si costeggia la
morena del ghiacciaio Salkantay e, dopo aver superato un laghetto (4400 m: pranzo), si sale al passo di 4600 m.
Sull’opposto versante si ridiscende la Quemada Humantay fino al
campeggio di Huayraqmochay (3800 m) o meglio a quello sottostante più riparato di Arayan Niyoc (3350 m).
Negozietti lungo la discesa per acquisto acqua.
Temperatura minima interna della notte: 11°; esterna 7°
II Tappa - Arayan Niyov (3350 m) - Playa (2100 m)
Dislivelli: - 1250 m; ore: 5; km 7
Descrizione: si continua a discendere la quemada Humantay fino al villaggio di Colpapampa (2800 m; campeggi; negozi) d
ove ci si inserisce nella vallata del rio di Santa Teresa che si
percorre sul versante orografico destro fino al villaggio di Playa (2100 m).
Da Playa in bus si continua fino alla cittadina di Santa Teresa
(ore 0,45; 1700 m;campeggio fisso; bagni termali)
III Tappa - Santa Teresa (1700 m) - Machu Pichu Pueblo (Aquas Calientes; 2075 m)
Dislivelli: + 375 m; ore: 6; km: 20
Descrizione: da Santa Teresa si raggiunge su sterrata la stazione ferroviaria di Hidroelectrica (ore 3; 10 km).
Si continua quindi sui binari del treno fino alla successiva stazione di
Machu Pichu Pueblo (Aguas Calientes; ore 3; km 10) dove termina il trekking.
Rientro e Cusco dopo la visita a Machu Picchu in treno e in bus (sei ore di viaggio)
2 - TREKKING DELL’ALPAMAYO (CORDILLERA BLANCA)
I tappa: Vaqueira (3750 M) - Tuctu (4080 m)
Dislivelli: +630; - 300 m; ore: 6; km: 8.600
Descrizione: da Huaraz si scavalca la Cordillera Blanca al passo Portachuelo di Llanganuco (4700 m)
per poi scendere nella valle di Vaqueira. Il viaggio impegna l’intera giornata
(ore 6)
Dal campo di Vaqueira si scende nel fondovalle dove si trova il villaggio di Hauripampa (ingresso Parco Nazionale; 3450 m).
Da qui si risale l’omonima quemada per pascoli fino al
campo di Paria (3800 m) e a quello soprastante di Tuctu (4.080 m)
II Tappa: Tuctu (4080 m) - Taulipampa (4250 m)
Dislivelli: +670 m: -500 m: ore: 5; km: 7.600
Descrizione: da Tuctu si sale gradualmente per buon sentiero fino alla bastionata del Passo Punta Union (4750 m)
ai piedi della piramide del Taulliraju. Da qui si ridiscende la
quemada di Santa Cruz fino al campeggio di Taullipampa.
III Tappa:Taulipampa (4250 m) - Llamapampa (3760 m)
Dislivelli: + 150 m: - 440 m; ore: 7: km: 16
Descrizione: da Taullipampa si entra nella valle laterale che porta al campo base del versante sud est dell’Alpamayo (nogozio) e
al soprastante lago Harhueycocia (4400 m).
Per lo stesso itinerario si ritorna sul fondovalle principale all’altezza del campeggio di Quishuar
da dove si ridiscende l’ampia e pianeggiante vallata di Santa Cruz fino al campeggio di
LLamapampa, passando per i laghi di Jatuncocha e Ichiccocha ( 3760 m; negozio)
IV Tappa: Llamapampa (3760 m) - Cashapampa (2973 m)
Dislivelli: + 767 m; ore: 4; km: 8.200
Descrizione: si termina la discesa della valle di Santa Cruz che nella sua parte finale si trasforma in un canyon
fino a raggiungere i campi coltivati del villaggio di Cashapampa.
Rientro a Huaraz in bus privato con sosta per il pranzo alle pendici dell’Huascaran (ore3-4).
Creta, l’isola degli Dei
Trekking residenziale a Capodanno e itinerante a giugno,
il mese decisamente ideale per il clima e per la possibilità di discendere le gole di Samaria.
Il film è sul canale www.youtube.com/user/trekkingitalia
Al termine di un temporale arrivo alla splendida spiaggia di Balos
Il trekking dei monasteri
Stavros (slm) - Agia Trada (150 m)
Dislivello in salita: 500 m; dislivello in discesa: 250 m fino a Gouvernetou (350 m a Agia Triada); ore: 5; Km 6 km (+ 4 fino a Agia Triada).
Descrizione: da Stavros (taxi da Hania) si segue l’evidente pista forestale tagliata sui fianchi della montagna fino ad immettersi in una valle che si risale fino ad un colle (250 m).
A metà strada una deviazione a sinistra (pozzo) porta ai ruderi di un convento con chiesetta in grotta. Dal colle si scende in una conca (ruderi di chiesa) dove a destra ci si immette in
un serpeggiante canyon che fa scendere ai ruderi imponenti del monastero di Katholiko. Continuando lungo il canyon si scende al mare in corrispondenza dell’antico porto, poi si
risale al convento e ci prende la scalinata che a tornanti porta sul ciglio dell’altopiano dove si trova il convento di Gouverneto passando dalla Grotta dell’Orso (250 m). Poco sotto il
convento si trova il parcheggio dove ci si può far raggiungere dal taxi. Oppure si scende la strada asfaltata che in quattro chilometri (scorciatoie) tra uliveti porta al convento di Agia
Triada (aperto al pubblico dopo le 17;150 m).
Le gole di Samaria e Hora Sfakion
Prima tappa: Gole di Samaria - Aghia Rumeli (slm)
Dislivello in salita: - Dislivello in discesa: 1200 m ; ore: 6; km: 13 + 3
Descrizione: da Hania all’imbocco delle gole di Samaria con bus pubblico (ore 8,30 -10) o con taxi privato Pagato il biglietto di ingresso si ridiscendono integralmente le gole su
sentiero attrezzato a tornanti (numerose fontane) facendo sosta per il pranzo presso i ruderi del villaggio di Samaria. Usciti dalle gole e dal parco occorre percorrere ancora circa tre
chilometri fino al paese di Agia Roumeli.
II tappa: Agia Rumeli (slm) - Loutro (slm)
Dislivello in salita: 200 m; dislivello in discesa: 200 m; ore: 6; km:15
Descrizione: lunga tappa costiera lungo il sentiero che si sviluppa a saliscendi e tocca il mare prima all’altezza della chiesetta di Aghios Pavlos (taverna), poi dopo un lungo tratto
assolato su di un altopiano all’imbocco delle gole di Aradena (baia di Marmara; taverna).Qui si danno varie possibilità: continuare lungo la costa, superare le case e la spiaggia di
Finix (Finicas) e infine traversare con un saliscendi la penisola di Loutro fino all’omonimo paese. Oppure risalire le gole oltre la frana per poi piegare a destra fino al villaggio di
Liviniana e ridiscendere a Finix (+ 300 m: - 300 m; ore 3). Da Loutro a Hora Sfakion traghetto delle ore18
III tappa: Hora Sfakion (slm) - Anopoli (600 m) - Hora Sfakion ( slm)
Dislivello in salita: 600 o 750 m; dislivello in discesa: 600 o 750 m; ore: 8; km 15
Descrizione. da Hora Sfakion si sale sull’altopiano di Anopoli lungo il vecchio sentiero che taglia le gole di Iligas (brevi e facili passaggi su roccia). Ad Anopoli (600 m) ci si può
fermare in una delle due taverne prima del paese dove si stacca il sentiero che porta sul ciglio dell’altopiano e poi discende con una interminabile serie di tornanti fino al porto di
Loutro (una variante sulla destra consente di salire su di un cucuzzolo dove si trova la chiesetta di Aghia Ekaterini (750 m; splendido punto panoramico). Da Loutro si segue il sentiero
costiero che porta alla spiaggia Khlika Nera (Acqua dolce, bar; km 5) e poi sale a tornanti per collegarsi con la strada di Anopoli che si segue in discesa fino a Hora Sfakion (km 3).
Variante più facile e di tutto riposo: si raggiunge Loutro in battello e si ritorna a piedi lungo il sentiero costiero facendo ovviamente tappa alla spiaggia (posto di ristoro; 8 km; ore 3)
IV Tappa : le gole di Imbros
Dislivello in salita: 50 m; dislivello in discesa: 750 m; ore: 6; km: 8 + 5
Descrizione: si sale in bus (ore 7) o dopo colazione in taxi a Imbros dove, all’altezza di una taverna, inizia la discesa delle gole (pagamento pedaggio) lunghe circa otto chilometri
(ore 4). Al loro sbocco si trova il paese di Komithades (numerose taverne aperte; 150 m slm). Qui si rientra a Hora Sfakion lungo la carrozzabile (5 km; esiste un solo collegamento di
bus verso sera; possibile sentiero alternativo alla strada se conosciuto). Pomeriggio di relax e di bagno nella spiaggia del paese in attesa del bus per Hania. Note: Bus pubblico delle
ore 7 per Imbros (o un taxi verso le 8 per avere il tempo di fare colazione). Bus pubblico delle ore 17 (in ogni caso in coincidenza con l’arrivo del traghetto) da Hora Sfakion per
ritornare a Hania con arrivo alle ore 18,45.
Verso le gole di Aradena e nel cuore delle gole di Imbros
Sulle piste dei cercatori d’oro (Canada)
Il viaggio prevede due programmi. Il primo itinerante contempla la percorrenza del trekking del Passo Chilkoot, cinque giorni con tutto il bagaglio
sulle spalle (tenda, sacco a pelo, fornello, pentole, cibi). Il secondo prevede invece trekking giornalieri con trasferimenti su macchina noleggiata.
Tre giorni di sosta all’interno del parco del Denali.ll film è sul canale www.youtube.com/user/trekkingitalia
Foto storica con la fila di cercatori d’oro che si arrampicano sul Chilkoot Pass; il diploma rilasciato a chi percorre l'itinerario
Come arrivare - Il porto di Skagway si raggiunge via mare mediante i traghetti in partenza dalla capitale dell'Alaska Juneau, oppure via terra dalla citta dina di Whitehorse nello Yukon
(collegata con voli aerei giornalieri a Vancouver), con il bus fino alla dogana di Fraser, poi con il treno turistico del White Pass e Yukon Route che termina a Skagway (il biglietto
cumulativo costa 95 dollari + 6 dollari per il visto di entrata negli Usa). Da Skagway esiste un servizio di navetta fino al punto di partenza di Dyea (miglio O), oppure si può prendere un
taxi (10 dollari americani a testa). All'arrivo a Bennett (Columbia Britannica) si deve prendere il treno fino alla stazione di Fraser (35 dollari). Da qui si ritorna a Whitehorse col
pullman o si prosegue ancora in treno fino a Skagway.
Numeri utili - Klondike Gold Rush National Historical Park, U.S. National Park Service, p.o. box 517 Skagway, Alaska 99840, tel. 907.983.2921; http;//nps.gov/klgo
L’itinerario - Il sentiero si sviluppa per 51,1 km da Sgagway (Dyea) in Alaska a Bennett nella Columbia Britannica. In Alaska si cammina nel fitto della foresta umida oceanica. In
Canada in alto tra praterie montane punteggiate da laghi, in basso nella foresta di conifere. Il punto più alto è lo storico passo Chilkoot (1.100 m), a 26,6 km dalla partenza, che segna
il confine tra Stati Uniti e Canada. Si consiglia di percorrerlo in cinque comode tappe con quattro pernottamenti intermedi in tenda.
Iscrizioni e permessi - Vengono dati 50 permessi giornalieri rilasciati dal Trail Center di Skargway (Brodway Street, tel 907.983.3655);42 per chi ha prenotato e pagato, otto per quelli
senza prenotazione. Se ci si presenta oltre le 12 del giorno stabilito per la partenza, si perde la prenotazione. La direzione del parco assegna a ogni escursionista il posto tenda nei
campground distribuiti lungo il percorso. Essi sono formati da una baita in legno o da una tenda-cabin in cui è obbligatorio cucinare, dalle piazzole per le tende. Il costo del trekking di
cinque giorni (quattro pernottamenti) è di 60 dollari a testa comprensivi della prenotazione e di accesso al parco. AI campeggio di Lindelman si può ritirare il diploma di partecipazione.
Incontro con gli orsi lungo il percorso attrezzato con ponti e passerelle
Lo storico treno dello White Pass; pastasciutta sotto zero.
Al Campo Base dell'Everest. Il trekking più completo per conoscere le vallate nepalesi del Chomolugma.
Trekking nella “Terra degli Sherpa”, il Nepal Nord orientale dove si trova la “grande Madre della Terra”, l’Everest. Programma studiato per la sezione
del CAi di Reggio Calabria con possibilità per un gruppo di alpinisti di scalare l’Island Peak
L’Everest compare dietro le creste del Nuzpe e la cima del Lotze.
Il film è sul canale www.youtube.com/user/trekkingitalia
Potete però vedere l'edizione ridotta a 18 minuti
Gruppo trekking: il programma prevede il trekking più completo dell’area con la visita delle tre grandi vallate confluenti nel Khumbu (Thame -
Chukhung e soprattutto Gokyo), il raggiungimento di due campi base (Everest e Cho Oyu)
e la salita a due facili ma panoramiche vette di oltre 5.500 metri:
il Kala Pattar e il Gokyo Peak.
Gruppo Alpinistico: salita all’Island Peak (6.189 m) in alternativa alla visita della valle di Gokyo.
La salita su ghiaccio non è tecnicamente difficile ma
deve essere organizzata come una vera e propria spedizione con pagamento di permesso, della tassa smaltimento rifiuti e guida di uno sherpa.
Il programma prevede due giorni dal campo base per compensare una eventuale giornata di maltempo.
Tutti i pernottamenti saranno in lodge in camere doppie (un paio di volte in dormitorio) con trattamento di mezza pensione.
A mezzogiorno ci si fermerà in un lodge dove ognuno potrà mangiare in base alle proprie esigenze.
Gli alpinisti dormiranno invece in tende fornite dall’organizzazione
con pensione completa i giorni 14 e 15 in occasione della scalata dell’Island Peak.
PROGRAMMA
23-24 ottobre – partenza da Milano e arrivo a Katmandu alle 14,30 -
disbrigo delle formalità per il visto d’ingresso e trasferimento all’Hotel Yak and Yeti (****)
Cena in hotel e pernottamento.
25 ottobre: Prima colazione in hotel, trasferimento in aeroporto e
partenza con un piccolo aereo “Twin Otter” per Lukla (2800 m).. Da qui si perderà leggermente
quota sino ad incrociare il sentiero che giunge dal basso Khumbu (Jiri) e proseguendo, sempre in discesa sino a Ghat (2550 m).
Successivamente si risale per raggiungere Phakding (2650 m) e Monjo a 2835 metri.
Mezza pensione in lodge.
26 ottobre – Monjo-Namche Bazar (2835 m-3440 m)
Con un percorso in salita si giunge a Jorsale, dove c'è l'ingresso al Sagarmatha National Park (Parco Nazionale dell'Everest) e
dove vengono registrati i nostri permessi di trekking.
Discesa al fiume, quindi costante e lunga salita sino a Namche Bazar,
il più importante centro del Khumbu, ricco di negozietti
con possibilità di acquisto pressoché di tutto, e di diversi alberghetti e ristorantini.
Di sabato si svolge un mercato che richiama l'affluenza colorita dei locali
e degli abitanti dei vicini villaggi. Mezza pensione in lodge.
27 ottobre - Namche Bazar (3440 m)
Giornata di riposo con possibilità (consigliata) di effettuare il trekking lungo la bella valle di Thame per acclimatarsi.
Mezza pensione in lodge.
28 ottobre - Namche Bazar-Tengboche (3440 m-3870 m)
Con un percorso panoramico ed in falsopiano si giunge ad un lodge posto in bella posizione sull'Ama Dablan (6814 m).
Si prosegue poi in foresta e dopo una lunga salita si giunge nella piana dove sorge
il monastero di Tengboche dominato sullo sfondo da una delle più belle montagne del mondo: l’Ama
Dablam. In serata possibilità di assistere alla cerimonia religiosa. Mezza pensione in lodge.
29 ottobre - Tengboche-Dingboche (3870 m- 4412 m)
Lasciato Tengboche, si prosegue in salita con un bel percorso nel bosco e passando nei pressi di un monastero di sole monache.
Si raggiunge poi il villaggio di Pangboche (3985 m), famoso per il "gompa" dove un tempo era conservato lo scalpo dello yeti.
Prima di Periche si piega verso destra e ci si immette
nella valle dell’Imja Tse raggiungendo il villaggio di Dingboche.
La vegetazione si fa sempre più rada e bassa. Mezza pensione in lodge.
30 ottobre - Dingboche (4441 m)- Giornata di acclimatazione –
consigliata la salita al punto panoramico costituito dal monastero di Nangkartsgang
(4.900 m; vista sul Makalu) - Mezza pensione in lodge.
31 ottobre - Dingboche - Lobuche (4412 m- 4900 m)
Quest'oggi si raggiunge Lobuche percorrendo il sentiero alto e panoramico sul Tawoche Peach (6542 m) e altre vette.
Poco prima, in un'ampia spianata tra morene,
sorge una fila di "chorten" e di "memorial stones" in ricordo degli alpinisti morti sull'Everest. Mezza pensione in lodge.
1 novembre - Lobuche - Kala Pattar - Gorak Shep (4900 m - 5545 m- 5160 m)
Da Lobuche si costeggia il ghiaccio del Khumbu ed in circa tre ore si giunge a Gorak Shep (5160 m);
quindi salita al Kala Pattar, fantastico punto panoramico su Everest, Lhotse, Nupse, Changtse, Ama Dablam.
Rientro a Gorak Shep e pernottamento; mezza pensione.
2 novembre - Gorak Shep- Everest Base Camp- Gorak Shep (5160 m-5364 m-5160 m) - Lobuche
Percorrendo la morena del ghiacciaio del Khumbu si raggiunge uno dei campi base himalayani più famosi.
Dal campo base è ben visibile la parte terminale della seraccata del Khumbu.
Rientro a Gorak Shep e a Lobuche con una deviazione per visitare la Piramide del CNR - mezza pensione in lodge.
GRUPPO TREKKING
3 novembre: Lobuche - Zhongla - giornata di trasferimento all’alpeggio alla base del passo (4830 m)
Mezza pensione in lodge.
4 novembre: Zhongla - Chola La - (5690 m)- Gokyo. E’ la giornata più impegnativa di trekking per la salita al passo Chola - a
ttraversamento di un piccolo ghiacciaio -
discesa nella bellissima valle di Gokyo – mezza pensione in lodge.
5 novembre: salita facoltativa al Gokyo Peak (5483 m) punto panoramico sul Cho Oyu, oppure trekking verso il campo base del Cho Oyu
Mezza pensione in lodge
6 novembre: Gokyo - Phortse - discesa della valle di Gokyo dalle praterie alla foresta subtropicale.
Mezza pensione in lodge.
7 novembre: salita al paese di Khumjung, il principale centro culturale degli Sherpa -
visita al monastero con lo scalpo dello yeti e dell’ospedale di Hillary.
Mezza pensione in lodge.
8 novembre: Khumjung - Namche Bazar (sosta per il pranzo) - Phanding. Mezza pensione in lodge
GRUPPO ALPINISTICO
3 novembre: Lobuche – Dingpoche
4 novembre: Dingpoche – Chukhung – Campo base Island Peak
5-6 novembre: salita in vetta e rientro a Dingpoche
7 -8 novembre rientro a Namche Baazar e incontro col gruppo di Trekking
9 novembre: Phanding – Lukla
10 novembre: volo in mattinata per Katmandu – pomeriggio libero
11 novembre: giornata a Katmandu visita guidata alla città. Pranzo libero. Cena tipica con danze. Pernottamento.
12 novembre: prima colazione in hotel, trasferimento in aeroporto; partenza per l’Italia con arrivo a Milano - Malpensa.
La bella piramide del Pumori e la cresta della morena del ghiacciaio Khumbu che porta al Campo Base dell’Everest.
Dopo la traversata del ghiacciaio verso Gokio e
il gruppo di Trekking Italia festeggia i 25 anni di fondazione dell’associazione a Lukla;
al ritorno cena del gruppo a Como a base di polenta e di missultini.
Il Kora del Kailas (Tibet)
Il periplo della più sacra montagna dell’Asia in occasione della festa buddhista dell’illuminazione di Buddha (Saga Dawa)
La processione dei monaci prima dell’innalzamento del grande palo delle preghiere e l’isolata piramide del Kailas (parete nord)
alle cui pendici nascono i fiumi sacri dell’Asia (Indo, Gange e Bramaputra)
Nelle steppe di Gengis Khan (Mongolia)
Trekking nella Mongolia delle steppe tra le ger dei pastori con raggiungimento di Karakorum, l’antica capitale di Gengis Khan e
la traversata della valle dell’Orkon,
dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per la sua importanza storica.
Scene di vita dei pastori nomadi che vivono in estate del frutto dell’allevamento.
Mungitura delle cavalle per confezionare il kumis, latte acido fermentato
Isola della Reunion (Francia)
Un gruppo di Trekking Italia sulla più alta cima dell’isola
Un momento del trekking e festa creola
I grandi trekking della California
5.000 chilometri in macchina da San Francisco a Los Angeles con trekking nei più interessanti parchi nazionali:
il parco delle Sequoie, Il King Canyon, la valle di Josemite, il Gran Canyon, la Monument Valley,
il canyon di Chelly, il Parco Nazionale della Foresta Pietrificata.
Alle cinque di mattina si cammina anche nella Valle della Morte (Mosaic Canyon) e si scende fino in fondo al Gran Canyon con risalita in giornata.
Mustang, nel paese di Lo (Nepal)
Trekking nell’isolato regno himalayano di cultura buddhista oggi annesso al Nepal.
L’ultimo, forse, prima dell’arrivo della strada oggi in costruzione.
Una ventaglio di vallate d’ambiente naturale e culturale tibetano, una enclave dominata dalla scuola buddhista dei Sakia pa.
Un vero e proprio angolo di Tibet rimasto intatto nei secoli.
Nella fotografia, il palazzo reale a Lo Matang.
Un doveroso omaggio nella grotta sacra al Guru Rimpocè e
la scoperta dei tesori artistici presenti nei monasteri alcuni dei quali sono oggi in restauro
Giovani monaci in un momento di studio; la zangola con cui viene preparato il tè tibetano a base di sale e di burro.
Cerimonia religiosa serale sui tetti delle case e anche qui nel Mustang si festeggia il Saga Dawa
I grandi cumuli di sassi lasciati dai pellegrini che segnano l’arrivo ad un passo.
Bretagna (Francia) Il trekking delle cozze ( St. Michel - costa di Emeraud)
Sono a disposizione per conferenze e per qualsiasi informazione concernente la programmazione e
l'organizzazione di viaggi e di trekking in Nepal, in America Latina (Argentina e Cile) e
in aree di cultura buddhista, come il Tibet e il Ladakh,
paesi ai quali ho dedicato molti viaggi e pubblicazioni.
I programmi completi sono pubblicati sul catalogo di Trekking Italia